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Laura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it
A tu per tu con Marco Marsullo
Un’intervista a tutto campo all’autore di Atletico Minaccia Football Club
Pubblicato il 14-07-2013
Visto 3.465 volte
Ospite alla decima edizione del Piccolo Festival della Letteratura, Marco Marsullo ha presentato al pubblico bassanese il suo libro Atletico Minaccia Football Club – la pubblicazione è edita da Einaudi. Qui di seguito le sue risposte all’intervista di Bassanonet. Per ricordare insieme le serate del festival e conoscere più in dettaglio il lavoro dietro le quinte di Palomar, c'è anche il nostro video di Cult.tv video.bassanonet.it/culttv/13729.html.
Il tuo è un libro giocoso, dove il calcio serve come sfondo per raccontare una storia. Da appassionato e da tifoso, hai mai incontrato nel mondo del calcio reale, che frequenti da vicino, un personaggio come il tuo protagonista, Vanni Cascione?
Marco Marsullo
In realtà no. Ho unito i puntini di tante cose divertenti e strambe di questo mondo che amo, quello del calcio. Un po’ di esperienza della mia scuola-calcio e tanto ascolto della passione che c’è dietro al pallone. Cascione è la summa di questo, e poi, soprattutto, è tutto quello che ognuno di noi ha dentro: l’ossessione, per qualsiasi cosa. Lui la ha per il pallone, ma è un disastro continuo, però è un bravo ragazzo.
Cascione è un allenatore precario – anche nel tuo libro, come in altri presentati al Piccolo Festival, torna il tema della vita di periferia, della precarietà – eppure “Sì, io e Mourinho eravamo colleghi”, gli fai dire all’inizio dell’avventura. Senza questo idolo, Vanni Cascione sarebbe riuscito a sognare?
Forse no. L’idolo è un’utopia, serve per avere un traguardo, se pur irraggiungibile. Cascione non spera di essere come Mourinho. Lui è Mourinho. Non importa vincere o perdere, importa credere in qualcosa che ci spinga oltre un limite. E Cascione, se pur facendo mille pasticci, ci riuscirà.
“Non c’è posto al mondo più bello della trequarti avversaria”, scrivi. I falli e l’incontro con avversari sleali invece sono un pericolo costante in campo e fuori, ovunque.
E certo. Il calcio non dovrebbe mai essere rovinato dalla slealtà, ma più che quella in campo penso a quella fuori: calcio scommesse e cose del genere. Che schifo.
Il libro è pieno di personaggi divertenti e simpatici, per i quali è facile trovarsi a fare il tifo. Che ruolo hai fatto giocare alle donne?
Le donne sono la chiave di volta per migliorarsi. Specie Chiara, la figlia quattordicenne di Cascione. Solo lei farà capire i propri errori al padre. Le donne, alla fine, almeno per la mia esperienza, sono servite a tutti i disastri più dolci della mia vita, ma anche, e soprattutto, a crescere.
Il calcio dovrebbe essere uno sport, un gioco, ma spesso è tutt’altro. E per parlare un po’ di attualità, data l’occasione: cosa pensi delle manifestazioni di protesta che ci sono in Brasile contro le spese per la Confederations Cup e i Mondiali 2014?
Credo che la situazione sia molto delicata. Il discorso è sulla reale forza del Brasile di poter ospitare la manifestazione. Forse non era proprio la nazione più indicata, visti i dislivelli sociali che animano il popolo brasiliano, ma un Mondiale può anche essere un occasione di rilancio. Stiamo a vedere.
Nel tuo blog marcomarsullo.com hai iniziato a dare degli “aulici consigli letterari”: un libro che hai letto che parla di calcio, o di un altro sport, che ricordi con gratitudine?
Un’ultima stagione da esordiente, di Cristiano Cavina, edito da Marcos y Marcos, un libro tenero e fenomenale sul calcio dei ragazzini. Imperdibile.
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