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La Sindrome di Alice
Il nuovo film di Tim Burton, uscito mercoledì nei cinema della nostra città, è già mania
Pubblicato il 05-03-2010
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E' uscito nelle sale italiane da meno di quarantotto ore, eppure il nuovo film di Tim Burton è già un cult. La favola di Alice, ripresa e ampliamento di un cortometraggio girato da Burton diversi anni fa, ha conquistato tutti, invadendo non solo i cinema ma anche le passerelle, le gioiellerie, le profumerie e addirittura il mondo dei blog. Persino la Barbie si è reinventata per vestire i panni della bionda ragazzina un po' troppo curiosa, in una versione che a dire il vero è abbastanza inquietante, un po' troppo scheletrica e seriosa per ispirare simpatia. E indovinate un po' qual è stato il costume "per lei" più venduto quest'anno a Carnevale? Proprio quello della sbadata padroncina di Oreste!
La fascinazione per questa favola universalmente nota è particolarmente interessante poiché è unica nel suo genere.
Solitamente i film di grande richiamo si caratterizzano per i protagonisti giovani e belli, per le romantiche - quanto impossibili - storie d'amore e per gli effetti speciali grandiosi e imponenti.

Nel caso di Alice in Wonderland, invece, questi ingredienti mancano. E' vero che Johnny Depp e Anne Hathaway sono tutt'altro che brutti, ma è altrettanto vero che, mascherati per il film, non sono poi così attraenti: Anne in versione Regina Bianca è un po' troppo Courtney Love per essere desiderabile, e Johnny (che comunque ha al suo arco ben altre frecce, oltre alla bellezza, per attrarre il pubblico femminile) con la crespa, inguardabile capigliatura rossiccia e le ciglia che ricordano quelle piumate di Shu Uemura è davvero troppo eccessivo e asessuato per definirsi sexy. Non c'è nessuno degli ingredienti di facile appeal che potrebbero garantire un immediato successo al film, a riprova del fatto che è ancora possibile pensare fuori dagli schemi, nel cinema hollywoodiano. A patto però di chiamarsi Tim Burton e di lavorare con un cast di tutto rispetto.
La storia è quella conosciuta fin dall'asilo, evocatrice di grembiuli sgualciti e panini alla marmellata. Non ci sono sorprese, non c'è suspense. Ma il mondo onirico di Alice è talmente ricco di personaggi stravaganti, colori psichedelici e atmosfere sognanti da rivelarsi una fonte pressoché inesauribile d'ispirazione. Ecco allora che un po' tutti attingono a piene mani da questa favola che si era da tempo riposta in soffitta.
Il rischio palpabile, concreto e già prossimo al concretizzarsi è l'esagerazione, la saturazione. Di questo passo, entro una settimana non se ne potrà più di Stregatti e Bianconigli. Ma infondo è bello che qualcuno ci offra la scusa per ritornare bambini e riscoprire come si fa a sognare.
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