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Quando una serie è più efficace della realtà
Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Ma che razza di parole
“L’evoluzione interrazziale di Bassano” e la Polizia Locale. La lista Bassano per Tutti - Europa Verde e il consigliere di è il Momento Gianni Zen intervengono sull’intervista a Bassanonet dell’assessore Alessandro Campagnolo
Pubblicato il 21-11-2024
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Ma che razza di parole ha pronunciato l’assessore alla Sicurezza Alessandro Campagnolo nell’intervista concessa a Bassanonet?
Interpretandone il contenuto, è il messaggio comune che viene lanciato da due comunicati stampa distinti ricevuti in redazione e trasmessi da una parte dal gruppo consiliare e dalla lista civica Bassano per Tutti - Europa Verde e, dall’altra, dal consigliere comunale della lista civica è il Momento Gianni Zen.
Il riferimento è al concetto espresso dall’assessore sul rapporto tra la “Bassano interrazziale” e l’attività, anche educativa, della Polizia Locale. Concetto che peraltro, come avete visto leggendo l’intervista, ha necessitato di più domande per essere chiarito, sempre che sia stato chiarito.

Archivio Bassanonet
Pubblichiamo di seguito i due comunicati stampa distinti trasmessi a Bassanonet.
COMUNICATO GRUPPO CONSILIARE E LISTA CIVICA
BASSANO PER TUTTI - EUROPA VERDE
“Evoluzione interrazziale”? No, multiculturalità. E Bassano merita di meglio.
Siamo lieti che il nostro assessore si sia accorto che Bassano è una città multiculturale.
Peccato che abbia deciso di definire questa realtà lapalissiana con il termine “evoluzione interrazziale”, un’espressione anacronistica e pericolosa, che lascia trasparire ignoranza e un approccio divisivo.
Ma non è tutto: l’assessore ha aggiunto che la tecnologia - nello specifico “un sistema educativo legato all’informatica” - sarebbe la causa del “decadimento dei rapporti umani”.
Questa visione miope, che punta a colpevolizzare strumenti e concetti astratti, invece di affrontare i problemi concreti della nostra comunità, non può essere accettata.
La “soluzione” proposta: sorvegliare i cittadini e mandare la polizia nelle scuole.
Secondo l’assessore, la risposta ai presunti problemi di Bassano sarebbe aumentare la vigilanza in centro e nelle periferie, intensificare la “copertura” del territorio e mandare la polizia locale nelle scuole per “educare” i giovani alla legalità.
Ma di cosa stiamo parlando? A Bassano non servono telecamere o discorsi paternalistici sulla legalità. I giovani e le famiglie di questa città hanno problemi veri e profondi:
- Carenze educative: Servono libri, quaderni, supporto allo studio, non sorveglianza.
- Spazi di socialità: I ragazzi e le ragazze hanno bisogno di luoghi per crescere insieme, non di essere monitorati.
- Politiche abitative: Troppi giovani e famiglie si trovano senza una casa o con affitti insostenibili.
I ladri e gli imbroglioni non appartengono a una “razza” o a una nazionalità, ma a un contesto sociale che può essere contrastato solo con politiche inclusive, non con un lessico obsoleto e misure repressive.
L’assessore dovrebbe riflettere su cosa significhi davvero costruire una comunità più sicura e coesa. Questo significa investire in politiche giovanili, servizi sociali, e progetti educativi, non alimentare divisioni o proporre interventi di facciata.
Gli agenti che entreranno nelle scuole scopriranno presto che i problemi dei ragazzi di Bassano non si chiamano “legalità” o “integrazione”, ma povertà educativa, mancanza di opportunità e bisogno di ascolto.
Bassano merita rappresentanti che sappiano affrontare la realtà con competenza e visione, non con retorica vuota e proclami che rischiano di alimentare stereotipi e discriminazioni.
Ci aspettiamo che l’assessore chiarisca il significato delle sue parole e cambi rotta.
Non c’è evoluzione senza giustizia sociale. E la giustizia sociale è responsabilità di chi amministra.
Gruppo consiliare e Lista civica Bassano per Tutti-Europa Verde
COMUNICATO DEL CONSIGLIERE COMUNALE GIANNI ZEN
Su dichiarazioni dell’assessore Campagnolo a Bassanonet
Definire sconcertanti le convinzioni dell’assessore Alessandro Campagnolo è dire poco.
Me lo permetto, perché lo stesso si è presentato nella lista della DC, una delle tante in circolazione, nata da una iniziativa di Totò Cuffaro, già presidente della Regione Sicilia.
Ma, si poteva pensare, il richiamo alla storia della DC doveva pur rappresentare qualcosa. Come sfondo di ideali.
Ma in questa intervista sembra invece tutto svanito.
Perché ancora oggi parlare di razze, pur sapendo che non esistono nella realtà, ma retaggio linguistico-ideologico del passato, la dice lunga sulla capacità di lettura di una complessità che oggi non sopporta più le letture semplicistiche e superficiali.
Che poi, come lo stesso insinua, la funzione educativa delle istituzioni si possano ridurre alla sola logica della deterrenza fa capire che l’assessore Campagnolo non ha ancora compreso la differenza tra il suo passato di commissario e di vicequestore con l’attuale ruolo politico.
Perché le due forme di servizio alla comunità non si lasciano sovrapporre.
Sono servizi diversi, chiamati alla collaborazione, ma diversi.
Insomma, non può più pretendere di fare il commissario della polizia a Bassano, per risolvere, come dice, questioni in sospeso, dal posto di assessore comunale alla sicurezza. Perché un commissario di polizia c’è già, e non è lui.
Che poi non sappia che le scuole fanno già la loro parte sull’educazione alla legalità mostra la sua non conoscenza della realtà. Bisognerebbe che si informasse prima di parlare. Perché le istituzioni preposte alla formazione ci sono già, e lo fanno in collaborazione con tutti, ma i ruoli sono chiari.
E se qualcuno è chiamato a scuola a parlare di legalità lo fa su invito, non per pretesa esterna.
Bisognerebbe, come sempre, conoscere prima di parlare.
Senza dimenticare che associare, come ha fatto giorni fa anche il ministro Valditara, in una serie di gaffes di ministri di questo governo che non conosce limiti, il tema degli immigrati con quello della violenza, come fosse un nesso evidente di causa ed effetto, dice tutto il limite di conoscenza e capacità di lettura.
Le situazioni critiche le conosciamo, ma le semplificazioni sono sempre da condannare.
Povero De Gasperi, povero Moro, povero Mattarella, eredi della grande tradizione DC, che oggi dovrebbero dirsi rappresentati dall’assessore Campagnolo.
Davvero non mi aspettavo queste uscite da parte di uno che si è presentato alle elezioni come erede della DC. La cui storia è stata sì travagliata, ma con un bilancio complessivo che reputo positivo, perché ha fatto grande il dopoguerra italiano.
Con tanti errori, ma tante anche idealità positive e persone che si sono messe al servizio del bene di tutti senza secondi fini. Per quel “principio di persona”, legato alla dottrina sociale cristiana che dovrebbe essere ricordato almeno da chi ne rivendica la sua storia.
Invece qui vediamo che tutto sembra azzerato e dimenticato.
Sul tema della sicurezza, tanto per andare al sodo delle discussioni sull’Unione Montana.
Il nostro territorio non vede la presenza di cittadine, come in altre regioni, separate territorialmente le une dalle altre. I confini dei nostri comuni sono invece, tra di loro, senza soluzione di continuità. Cioè senza interruzione.
Pensare quindi a cancellare l’esperienza dell’unione montana per ritornare ad una gestione localistica della polizia urbana significa non riconoscere questa particolarità del nostro territorio, il quale richiede che la sicurezza sia un problema di gestione condivisa, non campanilistico.
Se mancano vigili vanno riviste alcune cose, ma non cancellata l’esperienza.
Basta dunque predisporre un piano di assunzioni, ma in una logica, appunto, di condivisione.
Questa è intelligenza politica.
Non dimenticando mai che la sicurezza non è mai riducibile alla mera deterrenza (da Campagnolo definita “rieducazione del territorio”). È di più.
Quel di più che dice la differenza tra essere assessore e credere di essere ancora un commissario di polizia.
Gianni Zen
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