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Laura Vicenzi
Giornalista
Bassanonet.it
A tu per tu con Cristina Mottin
La giovanissima scrittrice bassanese ci parla del suo libro e si racconta
Pubblicato il 15-07-2010
Visto 4.831 volte
Tu sei molto giovane, sei nata nel 1995, una scrittrice giovanissima si rivolge ad un pubblico di lettori giovanissimi?
Diciamo che è un romanzo che può leggere chiunque ma visto che la storia narra la vita di una ragazza sedicenne è più facile che siano i giovani a rispecchiarsi nei personaggi. Con il mio romanzo non cerco di creare un modello di comportamento attraverso la protagonista quanto di trasmettere ad una società come quella di oggi le problematiche che molti adolescenti affrontano. E non parlo solo di ragazzi che vivono 24 ore su 24 in un mondo relativamente parallelo a quello reale, come può essere quello della danza nel mio libro, ma anche di persone che incontriamo per strada tutti i giorni.
Cristina Mottin
Nel tuo romanzo “La stella dell’Opéra” edito da Clanto, affronti un tema difficile come quello dei disturbi alimentari. Come ti sei documentata sul problema?
Innanzitutto ho fatto ricerche approfondite su internet ma ciò che avevo trovato era visto completamente sotto il punto di vista medico e non dalla parte del malato quindi avevo cominciato a pormi domande del tipo: “Ma cosa si prova quando si è malati di bulimia?”. Era questo che a me serviva e non un testo documentativo. Avevo appreso i sintomi ma dei pensieri del malato non ne sapevo nulla. Così ho consultato una specialista che era venuta per un paio di lezioni sui disturbi alimentari nella mia scuola media, le ho fatto leggere il racconto e lei mi ha dato tutte le informazioni necessarie.
“L’esperienza è il tipo di insegnante più difficile”, diceva Oscar Wilde, prima ti fa l’esame poi ti spiega la lezione. Credi che un approccio “giovane” ad argomenti così complessi possa essere d’aiuto a ragazze tue coetanee che vivono questo tipo di problemi?
Immagino di sì. Soprattutto perché la storia non ruota attorno alla bulimia ma ad un sogno da realizzare che però rischia di essere spento per sempre dalla malattia. Se c’è un aiuto che il mio libro può dare a chi si trova in questa situazione è proprio quello di cercare dentro di sé una motivazione per andare avanti e non smarrirsi. Mentre scrivevo il libro ho formulato una frase che dice “la bulimia è come una partita a scacchi: quando capisci come funziona hai già perso”, in un certo senso credo che funzioni proprio così anche se non sempre si arriva a perdere definitivamente e, proprio come in una partita a scacchi, è tutto in mano nostra.
Il fatto di pubblicare, quindi di rendere pubblici le tue fantasie e i tuoi pensieri, facilita o a volte pone degli ostacoli ai rapporti interpersonali con gli altri ragazzi della tua età?
Ogni scrittore mette a nudo la propria anima e la propria personalità quando scrive: è come dire che pone un pezzo di sé dentro il racconto. Quando una persona legge il libro di uno scrittore lo conosce mentre esprime i pensieri più intimi. Questo però non ha mai posto ostacoli tra i rapporti con i miei amici, anzi, forse perché il mio non è un racconto autobiografico e nella narrazione ho posto un certo margine tra me e i protagonisti, non mi capita di sentirmi “smascherata”.
La scuola ha promosso e aiutato la tua attività di scrittrice, in che modo la riconosce?
Mi permetto di dire che la mia attuale scuola non ha promosso in nessun modo la mia attività. Ho avuto soddisfazione da parte di qualche professore, ma per il resto è stata una grande delusione quindi penso che a questo proposito non ci sia altro da aggiungere.
Hai progetti in corso o futuri riguardanti altre pubblicazioni?
Per il momento non sono in programma altre pubblicazioni. Il processo dell’editing del romanzo mi ha portato via molto tempo lo scorso anno quindi adesso vorrei dedicarmi alla scuola e ai miei interessi. Per quanto riguarda i miei progetti… voglio terminare il Liceo Classico Brocchi dopodiché mi piacerebbe frequentare l’Università e diventare giornalista. È piuttosto ambizioso come sogno ma visto che si tratta di una cosa che desidero e mi porterà a fare ciò che mi piace l’accolgo come una sfida.
Quali sono gli interessi “altri” di una giovane bassanese che si dedica alla scrittura?
La danza, che altro? La danza classica è la cosa che amo di più al mondo, che mi riempie di entusiasmo e soddisfazione. Per quanto riguarda il resto mi piace uscire con gli amici, divertirmi e stare in compagnia come a qualsiasi altra mia coetanea, ascoltare musica e naturalmente ballare.
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