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Politica

Cavallin Rampante

Il coordinatore di Bassano in Azione Simone Cavallin sulle dimissioni del consiglio di quartiere San Lazzaro: “Il punto centrale è l’isolamento del consiglio di quartiere di fronte alla mancata collaborazione dell’amministrazione comunale”

Pubblicato il 18-11-2023
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È un Cavallin Rampante quello che ha trasmesso un comunicato stampa in redazione sulle dimissioni del consiglio comunale di San Lazzaro, di cui al mio articolo precedente “Guerra senza quartiere”.
Simone Cavallin, il coordinatore di Bassano in Azione, rappresentanza cittadina del partito di Calenda, prende spunto dalla notizia di attualità per puntare il dito in maniera molto decisa sull’“isolamento e solitudine del consiglio di quartiere” di fronte alla “mancata collaborazione dell’amministrazione comunale”.
Poi Cavallin allarga il tiro, indicando il suo pollice verso sull’atteggiamento in generale dell’amministrazione Pavan nei confronti dei consigli di quartiere e contrapponendo il punto di vista di Azione Bassano nella constatazione “di quanto sia urgente costruire un’alternativa che proponga un programma di governo ragionevole”.

Foto Alessandro Tich

Anche in questo caso valgono le stesse osservazioni che ho già espresso a riguardo di un recente comunicato stampa trasmesso in redazione dal candidato sindaco di Bassano per tutti Paolo Retinò: non si sa bene dove finisce il commento politico alla notizia di attualità e dove comincia la campagna elettorale.

COMUNICATO

In merito alle dimissioni del Consiglio di Quartiere di San Lazzaro, Azione Bassano del Grappa intende prendere una posizione chiara e decisa.
Azione esprime piena solidarietà al Consiglio di Quartiere di San Lazzaro e comprende appieno le ragioni che hanno portato alla decisione di dimettersi in blocco.

È palpabile la sofferenza che si legge nelle dimissioni del Consiglio guidato da Roberta Eccessi (quando parla di “consapevolezza di essere impossibilitati a portare le istanze che pervengono dai singoli cittadini all’amministrazione comunale”), ma è anche evidente il come si sia giunti a questo punto. A questo grado di impossibilità di svolgere con serenità ed efficacia il proprio compito di rappresentanti.

Al di là delle questioni specifiche, più che note perché più volte rimbalzate sui media locali (dalla “costruzione del campo rom in zona depuratore” alla “costruzione di un’antenna nel parcheggio del campo sportivo”, senza dimenticare il dibattito sui grandi insediamenti industriali a Rivabianca e Rambolina), il punto centrale è l'isolamento e la solitudine del Consiglio di Quartiere di fronte alla mancata collaborazione dell'Amministrazione comunale. L'impossibilità di capire e spiegare chiaramente che cosa succede, perché si è giocato a nascondino con le responsabilità, senza mai cercare il dibattito, ma preferendo scontri ideologici che lasciano le questioni irrisolte, ma tornano buone per fini elettorali e speculazioni politiche.

Un teatrino, come lo è stato a suo tempo, sempre restando alla manipolazione della buona fede dei Consigli di Quartiere, la questione delle convenzioni del verde. Stessa modalità di non-dialogo, stessa muscolare presa di posizione dell’Amministrazione Pavan, stessa incapacità di soluzioni concrete.
Un’escalation che ha profondamente turbato e indebolito il senso stesso dei Consigli di Quartiere, il senso stesso della partecipazione volontaria e concreta per il bene della propria Città.
Ci si meraviglia, ad ogni tornata elettorale, nel constatare quanto sia in aumento la percentuale dell’astensionismo, ma quanto tempo dovremo ancora perdere prima di renderci conto che è questo rumore di sottofondo e queste promesse non mantenute a produrre il non voto e il qualunquismo populista?
Sono le non risposte di chi dovrebbe spiegare, l’incompetenza di chi non sa affrontare le questioni, la viltà di chi abbandona il tavolo perché risponde con insofferenza a chi chiede invece la disponibilità - almeno la disponibilità - a riconoscere la complessità delle cose.

Azione Bassano non ne fa un problema di capannoni o antenne, ne fa un problema di governo, in senso etimologico: governare significa “stare al timone”.
Secondo Azione è necessario rendersi conto di quanto sia urgente costruire un’alternativa che proponga un programma di governo ragionevole in grado di riconoscere la complessità delle cose e sedersi ad un tavolo per affrontarle. Insieme e senza scappare.

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