Bassano che intenzioni hai?

Bassano e Reggiana non è mai stata una sfida banale e mai potrà esserlo in futuro. Men che meno il confronto di domenica dal momento che si affrontano due squadre che stanno, con le unghie e con i denti, ricercando la propria identità. I giallorossi sono partiti bene salvo implodere, la Regia è partita sorprendentemente male ma sembra aver invertito la rotta. Chi riuscirà a prevalere dalla sfida ai piedi del Grappa potrà parlare di gara della svolta. La formazione bassanese deve lasciarsi alle spalle il periodo negativo, per la classifica, per il proseguo della stagione, perché la prossima sfida casalinga tra 15 giorni è nientemeno la partita con la P maiuscola, la partita attesa con trepidazione da una vita contro i lontani cugini del Vicenza. Il tecnico marchigiano in settimana ha perso per tutta la stagione l’attaccante Grandolfo, bruttissimo colpo, e quindi di fronte a sé a due alternative: 1) tornare sui suoi passi ridisegnando la squadra secondo lo schema con cui ha affrontato le prime partite del campionato ossia con due fantasisti alle spalle di una punta di movimento oppure 2) continuare con il 3-5-2, o una sua variante 3-4-2-1, visto a San Benedetto del Tronto. L’assenza di un attaccante dovrebbe obbligare Magi a schierare solo a gara in corso Diop e Fabbro insieme, troppo alto il rischio rappresentato dal non avere in panchina una punta con cui cambiare l’inerzia del match. Insomma, è il momento di trovare la quadratura del cerchio, la squadra tipo e l’assenza di un giocatore importante con caratteristiche uniche paradossalmente dovrebbe favorire il raggiungimento di un punto d’arrivo. Certo, tutti questi discorsi valgono fino a che si applicano ad una squadra che a tutti i costi vuole fare risultato. Se i giallorossi, invece, si mostreranno indolenti come visti contro il Mestre o in coppa Italia allora stiamo freschi. Se c’è la volontà di invertire la rotta, qualcosa di positivo in questo senso si è visto a San Benedetto del Tronto, deve essere dimostrato. Una squadra superficiale o attanagliata dalla paura (ma paura de che po’?) non serve a niente e alla lunga fa pure girare altamente le eliche. Finora di bel gioco se n’è visto poco (poco non è sinonimo di nulla) e della squadra spavalda che ha rimontato il Pordenone si sta esaurendo anche il ricordo. Non è un caso che a far un figurone in coppa, dove è scesa in campo un undici titolare di tutto rispetto, siano stati quasi solo i giocatori prestati dalla Berretti forti della loro freschezza mentale. Chi di dovere, società, mister, giocatori più esperti, prendano il toro per le corna. E lo facciano presto.