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Marco Polo
Giornalista
Bassanonet.it
L’esplosione di Magi
Uno sfogo piuttosto duro per esprimere dei concetti altrettanto pesanti. A Giuseppe Magi ha preso fuoco l’anima (a chi non è mai capitato?) perché è profondamente convinto di un paio di cose. Proviamo a disegnare uno scenario.
Pubblicato il 18-10-2017
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Fin dal primo giorno di lavoro, dopo aver percepito qualche scoria di troppo trascinata dall’annata precedente (si parla di qualche mese fa, non ere geologiche), l’allenatore pesarere ha incentrato il suo lavoro nel costruire fondamenta solidissime. Per completare il primo step è necessario che la squadra crescesse nella mentalità. Per mentalità non s’intende, infatti, solo la capacità di determinare una partita ma anche riuscire ad attraversare qualsiasi difficoltà senza sciogliersi come neve al sole (ecco probabilmente l’appiglio con il richiamo all’anno passato). Coerentemente Magi ha fatto capire che la sua idea di calcio non è quella vista nelle prime giornate in cui i giallorossi hanno dedicato quasi tutte le attenzioni – e la rabbia - a limitare gli avversari, spesso forti del vantaggio acquisito. Ciò non toglie che anche per costruire l’Empire State Building siano partiti da uno scavo e dalle fondamenta: dopo qualche mese di lavoro da un punto di vista estetico l’effetto era più dell’ecomostro che del maestoso grattacielo d’oggi. Sempre rimanendo sulla metafora della costruzione, non si possono posare i travi del solaio senza aver prima consolidato le murature. Il direttore dei lavori è lui e lui è il primo responsabile nonché il primo a voler completato un bel lavoro. Il concetto “bruciare le tappe” non fa parte del suo modo di vedere il calcio.
Torniamo al discorso iniziale. Il collante ideale, il cemento, indispensabile per dare consistenza alla costruzione che ha in mente Magi, è l’umiltà. Senza mantenere un livello importante di umiltà in un campionato dove non ci sono tante squadre decisamente più deboli o clamorosamente più forti la caduta, anche fragorosa, è dietro l’angolo. Nel corso del primo tempo contro la Triestina il BV ha fatto di tutto per vincere, come mai fino ad ora in fase propositiva, ed avrebbe strameritato il vantaggio. Nella ripresa l’impressione che la squadra si sia “accontentata” si può forse spiegare con la coscienza dei pericoli che la Triestina poteva creare. Durante il suo sfogo l’ha pure detto il tecnico pesarere: “Chi l’ha detto che in casa bisogna vincere per forza? Guardate che si può anche perdere”. Evidentemente si sta cercando il più possibile di evitare sorprese, ruzzoloni che fanno male, che fanno rallentare il processo di crescita. Tra l’altro, a livello mediatico, c’è la volontà di togliere pressione, di lasciare ad altri l’onere dei favori del pronostico, di mantenere un profilo basso. Perché il Bassano è potenzialmente forte, non ha evidentemente già raggiunto un altissimo livello rispetto alle proprie capacità e si sta costruendo una precisa identità. L'attuale terzo posto dopo un numero significato di partite è una posizione di tutto rispetto, non un riscontro avuto per caso. Evidentemente serve solo un pizzico di pazienza in più. Da parte di tutti.
Una vista del Mercante dopo il recente restyling (foto Claudia Casarotto)
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