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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Il "Tich" nervoso

Uomo avvisato

Quando vai a prendere un caffè in un bar pieno di cartelli

Pubblicato il 19-07-2019
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Brassaï. L’occhio di Parigi

Mi trovo ad Asiago per un impegno, al termine del quale vado in un bar a prendere un caffè. Il caffè è buono e le due bariste sono gentili. Ma percepisco subito che per mantenere intatta la gentilezza di servizio devo sottostare alle ferree regole del locale. Impossibile non venirne a conoscenza, dal momento che sono scritte nero su bianco su una serie di cartelli affissi sui più disparati angoli del pubblico esercizio. Per la serie: uomo avvisato. Gli avvisi non risparmiano neppure l'area del plateatico esterno, dove innanzitutto si raccomanda alla gentile clientela di “lasciare libero il passaggio pedonale” a seguito di ordinanza condominiale. Con l'aggiunta di un secondo ordine perentorio: “È vietato dar da mangiare ai piccioni”. E fin qui, se vogliamo, la cosa ci può stare.
Ma è soprattutto dentro il bar che trovo una serie di messaggi senza appello.
Per prima cosa, dietro al bancone campeggia la scritta: “Non si cambiano monete per il parcheggio”. Per il viandante con la banconota da 5 o da 10, inutilizzabile al vicino parcometro, non c'è speranza. A meno che non ricorra al vecchio sistema di sempre: quello di ordinare il solito caffè e farsi dare il resto. Un altro cartello in evidenza su un lato del bancone ammonisce gli avventori sulla inestimabile preziosità del tempo: “Il giornale è di tutti, sfogliarlo velocemente.” La qual cosa mi fa capire la netta distinzione tra un'emeroteca e una paninoteca.

Foto Alessandro Tich

Sia dentro che fuori, inoltre, un altro avviso senza possibilità di contestazione mette in guardia i frequentatori del locale sulla non opportunità di iniziative personali e soprattutto sull'immutabile ordine delle cose: “I tavoli non si possono spostare”.
Confortato dal fatto di non aver trasgredito a nessuna regola, mi accingo a pagare il dovuto. Prima però, dovendo espletare una formalità fisiologica, mi reco alla toilette. All'ingresso della quale c'è un altro cartello: “La toilette è riservata ai soli clienti del bar”. Ma va'? Questa proprio non me l'aspettavo.

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