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"La vita è un racconto di un idiota, pieno di rumore e furia, privo di significato".
Con questa citazione shakespeariana si apre e si chiude la nuova commedia di Woody Allen.

L'instancabile regista che ci ha ormai abituato a dirigere un film all'anno non lascia delusi. Lo humor e l'ironia tagliente, i personaggi sopra le righe e i dialoghi ben studiati portano notevolmente la sua firma e il suo stile. Il cast è ancora una volta di notevole richiamo (Anthony Hopkins, Naomi Watts e Antonio Banderas per intenderci) con una Gemma Jones ironica e disincantata che ben sa prendere le veci di Allen.
Il film scorre così piacevolmente per incagliarsi solo verso il finale in cui a questo incessante incedere prende il soppravvento la lentezza.
La storia corre tutta lungo una famiglia londinese medio-borghese e le sue vicissitudini amorose: una madre che trova tranquillità e sicurezza nei medium e nel whisky; un padre con la classica crisi di mezza età, lampadato, palestrato e accoppiato con una donna con la metà dei suoi anni e dal discutibile passato; una figlia desiderosa di una famiglia e di romanticismo in rotta col marito, scrittore meteora affascinato dalla vicina di casa, una bella musicista già promessa sposa.
Vite che si intrecciano raccolte da una voce off, una girandola di equivoci e di disavventure, di svolte e di decisioni, di discussioni e sorrisi che sembrano però risolversi nel nulla.
Come nel precedente Vicky Cristina Barcelona, Woody Allen resta infatti in bilico tra realismo e pessimismo, registrando con naturalezza felicità e disgrazie altrui, come per dirci che tutto scorre, che le nostre vite sono tanto passeggere quanto effimere, e che solo le illusioni ci permettono di arrancare e sopravvivere con rumore e furia, privi di significato.
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