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Marco PoloMarco Polo
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Macerie Bassano, i tifosi non ci stanno

Dure le reazioni dall’ambiente giallorosso: “Ci sentiamo presi in giro”. Braghin: "Abbiamo 6 partite, dobbiamo crederci"

Pubblicato il 26-03-2012
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Nel day after sull’ambiente giallorosso è calato lo stesso silenzio e gelido abbraccio che avvolge Chernobyl dal giorno dell’evacuazione generale che la trasformò in una città fantasma. Il popolo giallorosso è in subbuglio, ha lo stomaco lacerato, il respiro affannoso, la testa pesante. L’incredulità per le modalità della sconfitta con l’Andria è scemata ben presto, troppo fresca l’umiliazione subita dalla FeralpiSalò per poter sostenere anche l’incrollabile ottimismo del più irriducibile tra i Fedelissimi. Sulla squadra grava l’onta peggiore: la responsabilità di aver tradito la fiducia di tanta gente rispettosa, accogliente, capace di incoraggiare e dar pacche sulle spalle anche ad un gruppo travolto dalla vergogna di un 7 a 0 casalingo. “Nella giornata di ieri ero stravolto – confida GianAntonio Bertoncello, storico leader della tifoseria bassanese, fresco reduce dalla trasferta di Siracusa – e oggi ho avuto modo di confrontarmi con tantissimi tifosi. Ebbene tutti abbiamo avuto la stessa impressione di una mancanza assoluta di dignità sportiva. La squadra è scesa in campo come se fosse una partita normale e non una gara fondamentale. Non abbiamo fatto niente per vincere. In diversi mi hanno ribadito che forse qualcuno si è montato a tal punto la testa da credere che di poter giocare senza impregnare la maglia di sudore. Credete che nei momenti di difficoltà si sia intravista una volontà di aiutare il compagno in difficoltà? Questo Bassano ha dimostrato di non avere cuore. Eppure dopo Siracusa non avrei mai creduto una cosa del genere”. Bertoncello è caustico, la cosa fa riflettere perché non era mai accaduto prima, e lancia una provocazione: “E’ un’intera vita che aspettavo di andare al “Nereo Rocco” di Trieste con il nostro Bassano. Eppure questa squadra mi ha strappato questo grande desiderio. Anzi invito i tifosi a non muoversi verso la Venezia Giulia, non per scarso amore per la maglia ma perché una squadra del genere non si merita il nostro affetto. Se contro la Triestina non sputeranno sangue la società dovrebbe prendere provvedimenti. A quel punto sarebbe meglio che in campo scenda veramente la Berretti. Perso per perso almeno siamo sicuri che quei ragazzi onorerebbero la maglia”. Infine un piccolo segnale: “Sotto la coltre di macerie che ci è piovuta addosso domenica c’è ancora la fiammella della speranza. Ma adesso tocca a loro, se sono uomini veri, a dare un segnale”.

Non si tratta di una reazione isolata quella di cui Bertoncello si fa portavoce. Pubblichiamo un paio di significativi messaggi che ci sono giunti al nostro indirizzo di posta elettronica marco@bassanonet.it tra ieri e oggi. Sferzante il commento di Andrea, altro storico sostenitore del Bassano Virtus. Uno di quelli che si rovina di brutto il lunedì dopo una sconfitta, figurarsi dopo uno stop del genere che proietta sullo sfondo l’ombra della retrocessione. Il suo è un vero e proprio messaggio ai giocatori che sono scesi in campo contro l’Andria: “Sto pensando ai tanti ragazzi che hanno vestito la maglia giallorossa prima di voi e che hanno sudato e dato l'anima su ogni pallone e che per tre volte hanno raggiunto i playoff per salire in C1. E sempre, ad un passo dal traguardo, la sorte è stata loro avversa. Quei giocatori, e la proprietà con lo sforzo profuso per il ripescaggio, vi hanno servito la C1 su un piatto d'argento. Oggi voi, senza un minimo di orgoglio nel vestire la casacca giallorossa e senza provare a lottare fino all'ultimo, state vanificando il loro sforzo e il sogno cullato per così tanto tempo dai tifosi bassanesi. Ci sentiamo presi in giro”. Anche Stefano non riesce a mandare giù un boccone così amaro: “Penso che non sia un dramma una retrocessione. Quest’anno le cose sono andate storte in tutti i sensi e ci potrebbe stare, anche se non vorrei arrendermi. Il guaio è che qui stiamo perdendo l’onore. Un pinco palla qualsiasi viene al “Mercante” e fa immancabilmente un figurone. E non ditemi che Andria e FeralpiSalò erano più forti di noi! La sorte ci ha dato una nuova possibilità dopo la figuraccia con il Salò e l’abbiamo gettata alle ortiche, addirittura senza sbatterci. Ed è proprio questo non sbattersi per la causa che ci toglie la speranza”.

La sofferenza vera dipinta sul volto di capitan Basso (foto Roberto Bosca)


Delusione in via Piave. I vertici societari, nella persona del vice presidente Masiero, preferiscono esimersi dall’esprimere giudizi a caldo. All’orizzonte si profila un vertice societario che potrebbe far chiarezza sulle intenzioni della proprietà alla luce degli ultimi risvolti. Tocca allora a Braghin metterci la faccia. Il direttore generale è profondante provato e mai sintetico come in questo frangente: “Non c’è molto da dire. La sconfitta è stata meritata. A Siracusa credevamo di aver intrapreso un percorso invece eccoci qui. Ci sono ancora 6 partite e 18 punti in palio. Finché la matematica non ci condanna siamo moralmente tenuti a crederci. Dobbiamo trovare continuità di risultati”.

Sabato grande festa al “Mercante”. Si conclude sabato 31 presso lo stadio cittadino l’iniziativa “Right not to be a champion” (letteralmente “diritto di non essere un campione”) aperta a tutti i ragazzi dai 5 agli 8 anni delle 16 società del territorio bassanese. Un maxi torneo all’insegna di valori quali la lealtà, l’amicizia, il rispetto. Al termine della manifestazione i Fedelissimi offriranno uno spuntino ad oltre 500 tra giovani calciatori e loro genitori. “In tanti anni in cui seguo la formazione giallorossa, di cui sono stato anche direttore generale – spiega GianAntonio Bertoncello – questo è il momento migliore che abbia mai attraversato il settore giovanile. Ma non solo da un punto di vista sportivo bensì allargo il discorso all’aspetto educativo e formativo. Vanno fatti i complimenti a chi ha consentito la realizzazione di tutto questo”.

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