Connessioni contemporanee
Un dialogo col presente
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Alessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it
Pubblicato il 27-09-2008
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Si è sparato un colpo alla tempia, come il colpo di grazia che i nazisti riservavano a molte delle loro vittime.
Karl Franz Tausch, 86 anni, scovato in Germania da un abile giornalista italiano e messo di fronte alle sue enormi responsabilità, non ce l’ha fatta e il peso della sua coscienza ha ceduto. La notizia si è abbattuta come un fulmine sulla cerimonia di commemorazione del 64simo anniversario dell’Eccidio del Grappa, di cui Tausch, rimasto fino ad oggi impunito per il massacro, fu uno dei due responsabili materiali.
Ma ora che il boia è morto, muore anche la sete di giustizia per quella terribile pagina di storia? Pensiamo di no. Forse qualcuno parlerà di “vendetta”, anche se arrivata dopo oltre sessant’anni e partita dal grilletto del revolver di un vecchio disperato: ma la vendetta, comunque la si pensi, è sempre una sconfitta.
Karl Frank Taush
Perché Tausch aveva il diritto di essere processato e di guardare negli occhi, in un’aula di tribunale, i figli e i nipoti di quei 31 impiccati, lasciati penzolare come bestie dai lecci e dai pali per esibire, alla città sconvolta, la “punizione esemplare”. Aveva il diritto di ascoltare un magistrato leggere in aula ad alta voce le accuse a suo carico e tutte le sue colpe. Aveva, ovviamente, anche il diritto di difendersi: quello che le vittime della sua strage non hanno potuto applicare. E invece no. Tausch ha preferito la “soluzione definitiva” come altri, ben più in alto di lui, fecero nel bunker di Berlino. Perché a chi, come lui, ha fatto il giustiziere è proprio la giustizia la cosa che fa più paura.