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Marco PoloMarco Polo
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La lucida analisi di Braghin

Il direttore generale interverrà con il confermatissimo Jaconi per invertire la rotta

Pubblicato il 26-09-2011
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Il lunedì più nero della recente storia giallorossa si consuma senza particolari acuti. Giornata di riposo ma che di riposante ha poco per i ragazzi di Jaconi, per lo stesso mister, il suo staff e la dirigenza. Ancora troppo viva la batosta consumata con il Latina: di sicuro per qualcuno sarebbe stato meglio tornare subito a lavorare sul campo in vista della trasferta di Bolzano, in modo da avere la testa indaffarata piuttosto che essere costretti a casa e continuare a rodersi il fegato. La quarta sconfitta consecutiva, per com’è maturata, era difficilmente preventivabile e, come tutte le cose negative inaspettate, è ancor più bruciante. La gara con i pontini ha fatto male proprio perché dall’illusione precedente la partita di una possibile riscossa si passa ad uno stato di crisi certificata. Prudenza a volte eccessiva, timore di incappare in qualche episodio negativo sono sintomi di una tensione che attanaglia le gambe e produce scorie di sfortuna. Si, anche sfortuna. Sembra impossibile ma è proprio quando le cose già si mettono male per conto loro, in questo caso prestazioni non all’altezza, che ci si mette anche la cattiva sorte. È successo con il Lanciano capolista, è successo nell’ultima uscita. Se il gol regolare di Gasparello fosse stato convalidato, se Longobardi invece del palo interno avesse fatto gol, se il pallone non fosse carambolato su Proietti non ci sarebbe stata neanche la doppia mazzata rigore ed espulsione. Però c’è anche da dire che il Latina era rimasto in dieci e di questo episodio fortunato il Bassano non ha saputo trarne vantaggio: con un uomo in più, un atteggiamento diverso e cambi atti ad irrobustire il reparto offensivo probabilmente la palla avrebbe stazionato principalmente nella metà campo degli ospiti. E stai a vedere che magari porti a casa il successo. Il day after Stefano Braghin rimarca concetti già espressi a caldo: “La sconfitta fa male perché maturata contro una nostra diretta concorrente per la salvezza e non per una prodezza di un avversario ma per situazioni che in parte abbiamo noi stessi agevolato. Altra cosa che non possiamo proprio permetterci è quella forma di rassegnazione che ho visto dopo il loro gol. Questo non è un atteggiamento da Bassano”. Analisi critica della situazione che, però, non scalfisce minimamente la posizione di mister Jaconi: “Il nostro allenatore è una figura storica di questa società , uno dei capisaldi di questo progetto, una delle certezze da cui ripartire, elemento di spicco che saremmo dei pazzi a mettere in discussione. Il sottoscritto e la proprietà nutrono in lui grandissima fiducia, siamo convinti che nessuno meglio di Osvaldo sappia cosa fare in una situazione del genere”. Nessuna modifica tattica, il Bassano ha mantenuto il 4-3-1-2 di Cremona, ma interpreti diversi. Ok, un giocatore non determina una squadra ma rinunciare in partenza, e anche a gara in corso, a qualsiasi elemento di qualità in mezzo al campo significa cambiare nuovamente modo di giocare: “La scelta di rinunciare ad un trequartista per Lorenzini è anche figlia di quanto i ragazzi hanno fatto vedere durante la settimana. Inoltre probabilmente il mister ha valutato che la corsa e gli inserimenti di Lorenzini e Mateos in quella posizione potessero mettere più in difficoltà il Latina, che aveva un giocatore a schermo della difesa, che non schierando un elemento come Drudi. Ma la spiegazione della sconfitta non sta solo lì. Sta nel diverso approccio rispetto a Cremona, dove magari abbiamo giocato con la mente più sgombra, perché ora fatalmente inizia a subentrare la paura o meglio lo stupore per delle difficoltà che nessuno pensava si potessero presentare. Innegabile che una partenza così non era in preventivo visto che l’ossatura della squadra è stata mantenuta. Quindi non è un problema di qualità della rosa ma mentale. Forse qualcuno ha ritenuto che quest’anno potesse essere più facile e perciò c’è meno fame e cattiveria sportiva. L’anno scorso ci si è compattati ma il calcio non ha memoria e parlare ancora della stagione passata fa male visto che non siamo più quelli. Per ripartire dobbiamo crederci più scarsi degli avversari. Solo così riusciremo a batterli e a risollevare una situazione psicologicamente difficile”. Come dunque intervenire? Braghin non si sottrae alle sue responsabilità: “Adesso è il momento di essere propositivi. La differenza tra un tifoso e un dirigente è che il primo può andare, giustamente, a caccia di colpevoli mentre il secondo deve trovare soluzioni. Partendo dalle parole giuste fino al lavoro migliore per mettere i ragazzi in condizione di lavorare con serenità e farli tornare a rendere per quello che già ci hanno dimostrato di poter e saper fare. Quindi il primo passo sarà ritrovare il contributo straordinario di quei ragazzi che l’anno scorso hanno trascinato questa squadra e che ora per mille ragioni stanno faticando”.

Stefano Braghin difende Jaconi e sprona la squadra (foto Roberto Bosca)

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