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Marco Polo
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“Abbiamo scelto una strada difficile, c’è da lavorare”
Braghin: “Il Pergo pericoloso solo con ripartenze. Se vogliamo giocare in attacco dobbiamo essere più precisi”
Pubblicato il 12-09-2011
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Tocca al Direttore. E quando tocca al Direttore, uso a mandar avanti gli altri nei momenti di gloria, significa che qualcosa non è andato per il verso giusto. La situazione è perlomeno strana, mai da quando è nei professionisti il Soccer Team aveva steccato le prime due gare di campionato. Attenzione però: se nell’ultima uscita, a Crema, i giallorossi hanno evidenziato qualche difetto, il pubblico del “Mercante” ha ancora negli occhi la sconfitta beffarda contro il Lanciano. In quell’occasione solo un’ingenuità difensiva ha compromesso una gara ben giocata. “Guardate – attacca Stefano Braghin – sia il Lanciano che il PergoCrema sono partite in ritardo, allestendo la squadra solo nell’ultimo periodo. Perciò non hanno potuto effettuare una vera e propria preparazione atletica. Il che significa avere un maggior spunto in partenza quando giochi con avversari che stanno smaltendo pian piano i carichi di lavoro estivi, tanto più se particolarmente pesanti come il Bassano, ma anche trovarsi con la lingua a penzoloni più avanti. Guardate la classifica, non è un caso che sia rossoneri che gialloblù siano in vetta”. Braghin non nasconde che ci sia un pizzico d’amarezza ma la fiducia nel suo staff è totale: “E’ chiaro che le sconfitte lasciano l’amaro in bocca anche perché Lanciano e Pergo, al di là di questo exploit iniziale, le troveremo presto a lottare con noi per la salvezza. Detto questo ai ragazzi non c’è molto da rimproverare perché ogni singolo sul piano della dedizione e della volontà è stato perfetto. Mentre l’allenatore è talmente esperto e preparato che sa perfettamente cosa fare in situazioni del genere”. La sofferenza contro il PergoCrema nasce in mezzo al campo e si propaga come un’onda fino ad abbattersi sulla difesa. E la volontà di creare gioco non si è sposata con la concreta capacità di rendersi pericolosi con continuità: “Personalmente ho notato che a livello di possesso palla siamo stati superiori noi. Eppure loro sono effettivamente stati più bravi a sfruttare le ripartenze prima facendoci uscire poi aggredendoci per rubarci palla e ribaltare velocemente l’azione. Noi avendo solo due mediani, per di più con le gambe ancora imballate, abbiamo accettato costantemente l’uno contro uno e siamo andati in difficoltà. Inoltre la difesa era in emergenza tanto che siamo stati costretti ad adattare un centrocampista destro, Lucca, a fare il terzino sinistro. Serviva gente di maggior sostanza in mezzo al campo? Forse ma poi il rischio è quello di non riuscire a costruire nulla. Se si cerca di essere propositivi e di giocare a calcio allora è indispensabile avere gente che sappia “accarezzare” il pallone. E mi sembra che sotto questo aspetto la prova di Drudi sia stata incoraggiante. Altrimenti sono sufficienti due, passatemi il termine “muratori” ma allora di calcio se ne vede pochino”. Per vedere un buon Bassano bisognerà quindi aspettare la condizione fisica salga di tono? “Vincere giocando bene non è mai facile, soprattutto in queste categorie. Lo stesso PergoCrema, giocando un po’ come noi l’anno scorso, è stato pericoloso solo con delle ripartenze, mai con azioni manovrate. Noi al momento siamo ancora troppo imprecisi, cercare il gol attraverso il gioco comporta alzare il margine d’errore perché bisogna toccare la sfera più volte e in maniera più complicata. L’errore individuale, con questa filosofia, diventa più pesante, sono fondamentali i “piedi buoni” sennò si rischia di vanificare tutto questo possesso palla a causa di un errore nell’ultimo passaggio, nel cross o nell’appoggio. È una strada difficile che può portare a degli ottimi risultati solo se ci si lavora parecchio”.

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