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Elvio RotondoElvio Rotondo
Contributor
Bassanonet.it

Geopolitica

Le isole Senkaku tra Giappone e Cina

La sovranità sulle isole garantisce il diritto esclusivo di sfruttamento delle ingenti risorse naturali e della pesca nelle acque circostanti, nonché il controllo sulle importanti rotte nautiche che passano nella zona.

Pubblicato il 03-05-2024
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Elena Donazzan

Le Senkaku sono un gruppo di isole comprendenti Uotsuri, Kitakojima, Minamikojima, Kuba, Taisho, Okinokitaiwa, Okinominamiiwa e Tobise, situate a ovest delle Isole Nansei Shoto, fanno parte della prefettura di Okinawa e si trovano nel Mar Cinese Orientale (circa 170 km a nord dell'isola di Ishigaki e circa 410 km a ovest dell'isola di Okinawa).
Nel gennaio del 1895, dopo aver accuratamente accertato che non vi era stata traccia di controllo sulle isole Senkaku da parte di un altro Stato prima di quel periodo, il governo del Giappone incorporò le isole nel territorio giapponese con mezzi legittimi in base al quadro giuridico internazionale esistente all'epoca.
Al termine della Seconda guerra mondiale, il Trattato di pace di San Francisco ha posto le isole Senkaku sotto l'amministrazione degli Stati Uniti come parte di Okinawa, riaffermando così lo status delle isole come territorio giapponese.

Le isole sono un patrimonio strategico rivendicato da Tokyo e Pechino. Il Giappone teme l’assertività cinese, mentre la disputa riduce gli scambi commerciali bilaterali danneggiando entrambe le economie. Gli Stati Uniti professano neutralità ma inter

Le isole Senkaku sono state incluse nell'accordo di reversione di Okinawa del 1972 tra Washington e Tokyo come parte di un’area su cui i diritti amministrativi sono stati restituiti al Giappone. Tutti questi avvenimenti indicano che le isole Senkaku sono parte integrante del territorio giapponese nell'ordine internazionale del dopoguerra e in conformità con il diritto internazionale.
Malgrado il Giappone si sia impegnato a perseguire relazioni strategiche e reciprocamente vantaggiose con la Cina i due Paesi rimangono in disaccordo su varie questioni, pur riconoscendo l'importanza del dialogo.
Nel “Diplomatic Bluebook” del 2024 si afferma che il Giappone promuoverà una "relazione reciprocamente vantaggiosa basata su interessi strategici comuni" con la Cina. Tra le due potenze asiatiche permangono tensioni su questioni come le isole Senkaku, controllate da Tokyo e rivendicate da Pechino e sul rilascio nell'oceano di acqua radioattiva dalla centrale nucleare di Fukushima Daiichi.
Alla fine dello scorso anno, il governo giapponese ha approvato un aumento del 16% della spesa militare per il 2024 e ha allentato il divieto postbellico sulle esportazioni di armi letali, sottolineando il cambiamento di rotta dal principio di sola autodifesa del paese. La decisione è arrivata nel momento in cui il Giappone è impegnato ad accelerare lo spiegamento di missili da crociera a lungo raggio in grado di colpire obiettivi in Cina o Corea del Nord. Tokyo prevede di spendere 300 miliardi di dollari fino al 2027 per rafforzare la sua potenza militare e quasi raddoppiare la sua spesa annuale fino a circa 68 miliardi di dollari, il che renderebbe il Giappone il terzo paese al mondo per spesa militare dopo Stati Uniti e Cina. Il bilancio della difesa per l'anno fiscale 2024, iniziato a marzo, segna il secondo anno del programma quinquennale di rafforzamento militare. Da segnalare che il Giappone sta spendendo più di 490 milioni di dollari per lo sviluppo di un jet da combattimento di nuova generazione con Gran Bretagna e Italia.
Secondo quanto riportato nel Libro Bianco della difesa del Giappone del 2023, la Cina potrebbe possedere 1.500 testate nucleari entro il 2035, oltre alla capacità di sviluppo di un’ampia varietà di veicoli aerei senza equipaggio.
La Cina da parte sua ha aumentato il suo bilancio per la difesa a un ritmo rapido già da tempo e ha ampliato estensivamente e rapidamente la sua capacità militare in modo qualitativo e quantitativo, concentrandosi sulle forze navali e aeree, nonché sulle forze nucleari e missilistiche.
In un recente articolo su Analisi Difesa, viene descritto il rapido potenziamento navale della Cina che, ultimamente, risulta piuttosto evidente. Numericamente, possiede la più grande marina militare del mondo con circa 370 tra navi e sottomarini, tra cui più di 140 grandi navi da combattimento di superficie, contro la flotta degli Stati Uniti che ne conta 291. Pechino lo scorso anno ha incrementato la sua flotta, con altre navi, incrociatori, cacciatorpediniere e un’altra portaerei per un totale di 30 nuovi mezzi. La Marina cinese è composta in gran parte da moderne navi e sottomarini multi-missione. Secondo recenti indicazioni la Cina starebbe costruendo una quarta portaerei che in base ad alcune informazioni, non ancora confermate, potrebbe essere a propulsione nucleare, garantendole così maggiore autonomia e maggiore velocità.
Sostenuta da queste enormi capacità militari, la Cina ha intensificato le sue attività in tutta la regione che circonda il Giappone, compreso il Mar Cinese Orientale, in particolare l’area intorno alle Isole Senkaku, il Mar del Giappone e l’Oceano Pacifico occidentale, comprese le aree intorno all’Izu e le isole Ogasawara, che si estendono oltre la cosiddetta prima catena di isole fino alla seconda catena di isole. Sta aumentando la pressione militare su Taiwan e continua a rafforzare il suo punto d’appoggio militare nel Mar Cinese Meridionale.
Ovviamente, chi controlla le isole ha la possibilità di sfruttare le acque territoriali circostanti, dove sono presenti risorse naturali come petrolio e depositi minerali, notevoli quantità di gas naturali, importanti zone di pesca, non di meno il controllo sulle importanti rotte nautiche che passano nella zona.
Le navi e gli aerei cinesi mettono regolarmente alla prova le forze giapponesi. Le Senkaku, continuano a essere una fonte di attrito tra Tokyo e Pechino. Le forze armate giapponesi (anche insieme a quelle americane), svolgono frequentemente nel Mar Cinese Orientale, compresa l’area delle isole Senkaku, esercitazioni al fine di migliorare le capacità tattiche e l’interoperabilità. Nello specifico svolgono addestramento per la difesa delle isole remote, mantenendo e migliorando le capacità attraverso una serie di attività tra cui le esercitazioni operative anfibie con il Corpo dei Marines degli Stati Uniti.
Le rivendicazioni della Cina sulle isole contese nel Mar Cinese Meridionale, sul Mar Cinese Orientale e le attività militari nelle aree contigue sono diventate motivo di seria preoccupazione per il Giappone e rappresentano una sfida strategica senza precedenti. Infatti, nel mese di gennaio scorso, le navi della Guardia Costiera cinese hanno iniziato a lanciare warning via radio contro gli aerei che sorvolano l’area intorno alle isole Senkaku. Il Giappone ha presentato proteste ufficiali attraverso i canali diplomatici in risposta a questa situazione.
Oggi il Giappone, tra le minacce nucleari e missilistiche da parte della Corea del Nord e l’assertività militare della Cina, si trova nella posizione di dover aumentare la sua deterrenza. E proprio nel documento “Diplomatic Bluebook” del 2024 evidenzia questo aspetto e come sia sempre più essenziale collaborare con i paesi che la pensano allo stesso modo, costruendo "reti a più livelli" che ruotino attorno all'alleanza Giappone-Stati Uniti, come quelle che coinvolgono Australia, India e membri della NATO.

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