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Brassaï. L’occhio di Parigi

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Brassaï. L’occhio di Parigi

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

Il graffito è sgradito

La titolare di un centro estetico di Bassano affida a un giovane “writer” la decorazione delle sue vetrine. Ma il condominio insorge: “compromesso il decoro architettonico”. E ora la questione finisce davanti al giudice

Pubblicato il 29-02-2012
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Brassaï. L’occhio di Parigi

Ha pensato di dare un tocco di originalità alle vetrine del suo centro benessere, trasformandole in un vivace graffito. Un lavoro eseguito l'anno scorso da un giovane “street artist” che con colori e spray ha rivoluzionato l'immagine delle vetrate ispirandosi, in sintonia con l'attività della committente, al testo della celebre canzone “La Cura” di Franco Battiato.
Ma Orietta Imundi, titolare del centro estetico che porta il suo nome in via Bortolo Sacchi a Bassano del Grappa, ha sollevato un caso: si è trovata contro tutto il condominio, di cui occupa un locale al piano terra, e la questione approda ora in Tribunale.
“Il locale dove lavoriamo - ci dice la titolare - ha le vetrine tutte in vetro trasparente e la nostra è un'attività, per ovvi motivi di riservatezza, che ha bisogno di coprire le vetrate. All'inizio le avevo coperte con delle pellicole opache, ma anche allora erano sorte delle problematiche, quei rivestimenti erano tristi e non conformi al benessere che i clienti devono trovare qui dentro. Cercavo anche qualcosa che attirasse maggiormente l'attenzione delle persone. Ho rimosso le pellicole e l'architetto mi ha proposto delle soluzioni che non mi convincevano. E allora mi è venuta l'idea: perché le vetrate non le dipingiamo noi? Mi ritengo una persona creativa e solare e ho pensato che i graffiti, che in tutto il mondo sono considerati una forma d'arte, facessero al caso nostro.”

Orietta Imundi davanti ai graffiti delle sue vetrine (foto Alessandro Tich)

“Nel marzo dell'anno scorso - spiega ancora Orietta Imundi - ho contattato un ragazzo di 20 anni che fa la “street art” e gli ho chiesto di disegnarmi una bozza per un progetto di decorazione sulle vetrate, per portare una novità e dare un senso diverso alle cose. Energeticamente, la comunicazione di un lavoro fatto da un ragazzo giovane è diversa da una anonima pellicola. La proposta del ragazzo mi è piaciuta e una domenica ha realizzato tutto il graffito, ispirato a “La Cura” di Battiato. E' stata un'esperienza bellissima.”
“La mattina dopo - riferisce l'estetista - un professionista che ha lo studio in questo stesso condominio ha guardato la vetrata con un'espressione schifata. C'è stato poi il dissenso espresso anche da altre persone che lavorano in questo stabile. E in autunno mi è arrivata la lettera.”
La lettera in questione è una comunicazione, tramite avvocato, di sette professionisti o affittuari di attività commerciali, locatari del condominio di via Bortolo Sacchi, che intimano alla titolare del centro benessere di disporre il ripristino delle vetrate al loro stato originale.
Secondo i firmatari, i graffiti sono stati realizzati “senza autorizzazione del condominio” e avrebbero compromesso “l'originario aspetto dell'edificio, con conseguente lesione del decoro architettonico in quanto i graffiti sono del tutto simili a quelli che ricoprono i fabbricati fatiscenti ed abbandonati”.
I promotori dell'istanza legale affermano inoltre che i loro clienti “si sono lamentati per la presenza di tali dipinti, ipotizzando addirittura che si trattasse di una qualche ritorsione da parte di altri clienti insoddisfatti.”
“Il proprietario dello stabile - aggiunge la diretta interessata - mi ha detto che per lui non ci sono problemi. Nel regolamento condominiale e nel contratto di affitto non c'è scritto nulla a riguardo delle vetrate. Un ingegnere mi ha anche detto che le vetrate sono, in gergo tecnico, dei “tamponamenti” e non delle strutture portanti, per intervenire sulle quali bisogna avere invece l'autorizzazione. Intanto proprio oggi mi è giunta la notifica e per i graffiti dovrò comparire in udienza. E non dal giudice di pace, ma davanti al giudice del Tribunale di Bassano.”
La titolare del centro estetico è intenzionata a far valere le sue ragioni e a trovare comunque una forma di accordo con la controparte che riconosca la regolarità e la buona fede dell'intervento sulle vetrine, ma non può nascondere una grande amarezza.
“Questa cosa - conclude Orietta Imundi - denota una grande ignoranza in materia e la sensazione è che quando vai avanti per la tua strada, c'è sempre qualcuno a cui dai fastidio. Per la decorazione delle mie vetrate mi sono ispirata a standard europei, ma a Bassano siamo indietro. Volevo fare una cosa diversa, che incuriosisce. Ma il “diverso” fa sempre un po' paura.”

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