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Musica

La storia del grime tra le mani

Verena Stefanie II, fuggita da Bassano da cinque anni, racconta il suo reportage quotidiano sulla scena underground londinese

Pubblicato il 20-11-2010
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Verena Stefanie II, 24enne di Bassano da qualche tempo stabilitasi a Londra dopo aver vissuto 4 anni a Barcellona, è l'artefice di un progetto ambizioso sulla realtà urbana della capitale del Regno Unito. Il suo blog, kidsoftheunderground.wordpress.com, è uno spazio web a metà tra il reportage fotografico e la ricerca sociologica, incentrato tutto sul movimento grime, una delle scene più vive e importanti dell'urban londinese portata alla ribalta del mainstream nei primi 2000 da artisti del calibro di Dizzee Rascal e The Streets.

“Me ne sono andata dalla monotonia di Barcellona e ho deciso di venire a Londra, essendo New York ancora troppo distante e la voglia di fare moltissima”. Idee chiare, determinazione, e soprattutto una fascinazione fortissima per il fenomeno musicale d'eccellenza dell'underground britannico. Verena Stefanie, nel resto del tempo, s'arrabatta come può: “di cosa mi occupo? Diciamo che prima di tutto sono una fotografa squattrinata, poi lavoro come PR account manager per un noto brand di cuffie, e infine mi sono pure iscritta ad un corso universitario di fotografia. Può bastare? Aggiungi che due sere alla settimana vado anche a lezione di kick boxing, non si sa mai con la gente che frequento! Eh, eh. Scherzo ovviamente”.

Verena Stefanie II


Il lavoro sul grime di Verena Stefanie è un progetto con obiettivi e metodi ben definiti, che la porta realmente a frequentare ogni giorno la scena artistica del genere, vivendone in toto la realtà, dai concerti, allo studio, alla vita quotidiana degli artisti: “la mia idea è quella di pubblicare un libro sulla storia del grime, fare quello che Martha Cooper ha fatto con la scena graffiti della New York anni 70 e 80. E vorrei che ne risultasse un fenomeno vivo, fatto non solo di violenza, accoltellamenti e criminalità, ma anche di tanto talento e di arte vera, pura”.
Verena Stefanie comincia con l'idea di documentare fotograficamente il mondo grime e si ritrova ad esserne una specie di portavoce; non solo foto, ma anche video, interviste, promozione che la portano all'attenzione degli attori principali della scena: “il mio blog è seguito non soltanto dagli MC, ma anche da persone come HIJ di grimeforum.com, un vero punto di riferimento del genere, o come Laura Brosnan di hyperfrank.blogspot.com, la giornalista che più si è sbattuta per far uscire il grime fin dai primi passi. L'elenco è lunghissimo: Joseph JP Patterson, Graeme, mrTremix, tutte persone che attraverso i loro blog o lavorando per i magazine stanno dannando letteralmente l'anima per il genere”. La giovane reporter spende solo una parola per descrivere la scena da lei seguita, fotografata e soprattutto amata: “è pura energia, davvero. Per questo sto cercando di costruire una relazione con gli MC. Non voglio solo foto di loro in posa, voglio trascorrerci del tempo: vado in radio, in studio, ma passo anche interi pomeriggi semplicemente ad ascoltare e osservare. Per capire e trasmettere questa energia”.

L'interesse a fare uscire questa scena, a farsi da reale promotrice, ha in qualche modo a che vedere con lati ancora nascosti, poco conosciuti, tipici del mondo urban di Londra. Come spesso è accaduto in passato, e recentemente con il cugino dubstep, il flusso di energia nuova che serpeggia per le streets della capitale in un preciso momento esplode: e l'eco si fa sentire nei club e nelle dance charts di tutto il mondo. Con il grime in parte questo è già successo: “L'album Boy in da corner di Dizzee Rascal, puro grime, ha portato il genere nel mainstream vendendo qualcosa come centomila copie. Ma ora Dizzee Rascal fa dell'altro, e il grime che racconto io appartiene a tutta una nuova generazione di artisti che sta veramente facendo passi da gigante”.
La vita a fianco di questi MC non dev'essere però cosa facile, per una ragazza così giovane, così straniera, ma soprattutto così bianca: “a volte, effettivamente, mi trovo in situazioni difficili. C'è in qualcuno di loro una sorta di arroganza innata, un grande ego da Jay Z della situazione. Ma io sorvolo, perché c'è tutta un'altra fetta di artisti che sanno cosa faccio, mi chiamano, mi invitano agli eventi e mi danno la possibilità di stare con loro. Ed è una sensazione stupenda, mi fa sentire di essere nella strada giusta”.

Una strada ancora lunga e faticosa - “perché, diciamocelo, non è una cosa facile per nulla” - ma già piena di soddisfazioni. E la sensazione è che Verena sappia in qualche modo raccontare con il potere dell'immagine quello che gli MC raccontano con il potere della parola: “esperienze di vita, principalmente, di gente cresciuta con le regole della strada; cose che ti fanno davvero pensare molto”.
Ultima battuta: l'artista più rappresentativo del grime, oggi, a Londra. “Non ho alcun dubbio: Maxsta. Segnatevi tutti questo nome, perché se ne sentirà parlare molto. Ci metto la mano sul fuoco”.

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