Comunicare con Mario: il Consorzio Colli Berici e il linguaggio del vino

Il mondo del vino ha un suo linguaggio, troppo spesso ghettizzante. Complice di questa comunicazione per pochi, sicuramente le associazioni di degustatori ma anche un certo giornalismo autoreferenziale che per troppo tempo ha mirato a promuovere se stesso più che a comunicare veramente il vino. Un giornalismo, ancora troppo dipendente dal mercato che è l’unico finanziatore del sistema. Purtroppo mi rendo conto che essere giornalisti indipendenti costi molto caro, e di qualcosa bisogna pur vivere. Spesso chi sceglie questa strada non riesce nemmeno ad accumulare i crediti per l’iscrizione all’albo dei giornalisti. Comunque sia, sembra che il Consorzio di tutela dei Colli Berici si sia accorto di questo gap troppo ampio tra chi comunica e chi riceve la comunicazione. Ha deciso così di chiamare i nomi eccellenti del giornalismo di settore per discutere su che strada si possa intraprendere affinché anche Mario, il consumatore medio, possa sentirsi parte del gioco. Sono intervenuti Davide Paolini, il Gastonauta di Radio24, Fabio Giavedoni curatore della guida Slow Wine, Jacopo Cossater Blogger di Enoiche Illusioni e Intravino, Maria Grazia Melegari blogger di Soavemente, Beppe Giuliano direttore di Euposia rivista del vino e Fabio Piccoli giornalista ed esperto di marketing del Vino. Raccontare cosa c’è dietro il bicchiere, piuttosto che descrivere cosa c’è dentro istituendo la figura dell’animatore del vino che entra nei wine bar o nei centri commerciali a raccontare il prodotto il territorio e la storia del vino. Non mi trovo molto d’accordo. Penso che Il bicchiere abbia molto da raccontare. Serve entrare in profondità e mettersi in atteggiamento di ascolto del vino. Ho paura che i colleghi rischino in questo modo di cadere nella trappola di divenire ancora una volta vittima del produttore che sarà l’unico a finanziare tale attività. Si rischia che le grandi aziende, con maggior capacità di investimento, siano le uniche a muoversi in tal senso mentre le piccole rimarrebbero sempre dove sono, al buio. I vini più interessanti quelli anche più scomodi più difficili da interpretare rimarrebbero in secondo piano mentre sono quelli che più esprimono il proprio territorio ed il proprio vitigno. Dal mio modesto punto di vista, occorre che …. Mario, si dedichi alla ricerca stimolando la propria curiosità acquisendo una consapevolezza degustativa. Per quanto riguarda i comunicatori basterebbe ricorrere alla nostra cara lingua italiana, spulciando tra le mille sfumature e i mille colori scrivendo e parlando con la voglia di farsi capire.