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Rinascimento in bianco e nero

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Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Attualità

Grandi sogni e piccole strade

Bassano Stadium in prospettiva: dall'incontro ravvicinato con un pullman dei tifosi del Parma, alcune considerazioni in tema di viabilità attuale e futura in zona Mercante

Pubblicato il 20-04-2017
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Rinascimento in bianco e nero

Vi racconto un piccolo episodio accaduto sabato scorso, poco dopo le 17.
Mi trovavo in macchina in via Monte Asolone, in quartiere San Vito a Bassano, diretto verso il semaforo all'incrocio con viale Venezia. Giunto all'altezza del precedente e piccolo incrocio con via Piave (a ridosso, tanto per capirci, dell'ex hotel, e oggi rudere, “Continental”) mi sono trovato in direzione opposta un pullman, proveniente da viale Venezia, che segnalava di voler svoltare a destra, in via Piave, in direzione dello stadio Mercante. Non certo il passaggio ideale per arrivarci, su probabile indicazione del navigatore satellitare: ma questo poco importa.
Il pullman stava fermo, per il poco spazio a disposizione, in attesa del momento giusto per svoltare. E poiché il mio semaforo, poche decine di metri più in là, in quel momento era rosso ho avuto la meravigliosa idea di fermarmi io per consentirgli di fare la manovra. Purtroppo le mie buone intenzioni non hanno sortito l'effetto voluto: il bestione della strada, non appena impegnato l'incrocietto, vi è rimasto incastrato, come una balena spiaggiata, in diagonale. Impossibile, per il pullman, proseguire per la stretta via Piave, resa ancora più angusta da alcune auto parcheggiate sul lato.

Il rendering del progetto di massima del Bassano Stadium

Tutti fermi: lui, io e la coda di auto che si è subito formata dietro di me.
Dalla targa e dalle scritte del mezzo, ma soprattutto dal “materiale umano” che stava trasportando ho capito subito che si trattava di un pullman di tifosi del Parma, in trasferta per la partita di campionato contro il Bassano.
Uno di loro, mentre l'autobus era chiuso nel tappo, ha cominciato a manifestare fremiti di impazienza dando forti manate sulla finestra. L'autista ha aperto la porta anteriore ed è sceso qualcuno per chiedere spiegazioni su come cavolo arrivare allo stadio di Bassano.
Io ho solo sperato che non scendesse dal pullman anche qualcun altro, già in preda ai bollenti spiriti da ultras. Fortunatamente da via Piave è sbucato un addetto al servizio d'ordine della partita, con giubbotto di riconoscimento, che ha spiegato agli sperduti parmensi di proseguire dritto per via Monte Asolone. Dopo due o forse tre interminabili minuti di blocco il mezzo della tifoseria ospite ha fatto un po' di retromarcia per uscire dal tappo ed è finalmente ripartito verso la sua agognata destinazione, per la gioia ed il sollievo di tutti gli altri utenti a quattro ruote della via.

Sono cose che capitano, si potrà dire. Certamente. E capitano soprattutto quando la viabilità afferente uno stadio di calcio è fatta tutta di piccole stradine, spalmate in mezzo alle case. L'autista del pullman avrà anche sbagliato incrocio, ma ciò non toglie che gli accessi viari all'impianto dove gioca il Soccer Team, nel bel mezzo di un popoloso quartiere, siano generalmente inadeguati, e non da oggi.
Si tratta di un problema di cui al momento non siamo pienamente coscienti, perché si gioca in Lega Pro e il pubblico alle partite è quello che è.
Ma la questione cambia radicalmente se la si affronta in prospettiva Serie B.
Quando l'affluenza sugli spalti aumenta considerevolmente e le squadre avversarie, con tifoseria organizzata al seguito, possono chiamarsi Brescia, Perugia, Ascoli, Pescara (oggi ultima in serie A), Salernitana, Bari, Avellino. Magari dal più profondo Sud non arriveranno in tanti, ma per i tifosi delle città nel raggio di alcune centinaia di chilometri il discorso cambia. Facendo prevedere - a seconda della giornata, della classifica e della posta in gioco - l'arrivo di venti, trenta, cinquanta pullman, solo per dare dei numeri a caso.
Senza contare le automobili al seguito. Tutta gente che deve arrivare, affluire, trovare un parcheggio e quindi defluire. Al di là della gestione dell'ordine pubblico, si tratta di un rebus logistico, in chiave futura, di non semplice soluzione.
Mobilità viaria a parte, che l'attuale stadio di Bassano sia insufficiente a contenere questo ancora ipotetico incremento di pubblico (ipotetico nella misura in cui il Bassano Virtus sarà promosso, prima o poi, nella Serie cadetta) lo sappiamo bene.
E lo sa anche la proprietà della società giallorossa. Che non a caso, lo scorso febbraio, ha annunciato il lancio dello studio di pre-fattibilità per quella che - nelle intenzioni della famiglia Rosso, già sposate a priori dall'Amministrazione comunale - dovrebbe essere la nuova Bombonera della città.
Mi riferisco, ovviamente, al Bassano Stadium: il nuovo stadio-boutique, al momento ancora sulla carta, da far sorgere sul sito del vecchio Mercante.
Un “gioco di design” (come ha scritto il nostro collaboratore Marco Polo) dai 5 ai 10mila posti, spalti interamente al coperto e a ridosso del campo di gioco, eliminazione della pista del Velodromo che dal 2020 non sarebbe più a norma negli stadi di calcio.
E in più, oltre all'aspetto calcistico, l'ulteriore destinazione d'uso di un'“arena polifunzionale” con negozi, servizi e attrazioni varie per far sì che l'impianto, come dichiarato dal presidente del Bassano Virtus Stefano Rosso, “sia in grado di vivere autonomamente per l'intera settimana e non solo il giorno della partita” e per farlo diventare “un centro di aggregazione dell'intera città”.
Dal giorno della presentazione ad oggi, l'intera discussione sul progetto Stadium si è concentrata sulla prevista rimozione della storica pista del Velodromo, con la levata di scudi dei sostenitori del ciclismo e la contro-campagna pro nuovo stadio degli appassionati del pallone. Ma per quanto importante e dibattuto sia, si tratta ancora di un problema accessorio: secondario, cioè, rispetto all'assoluto e prioritario nocciolo della questione.

La vera domanda da porre adesso, infatti, è questa: può la zona altamente urbanizzata attorno allo Stadio Velodromo Rino Mercante reggere all'impatto di una ristrutturazione sportiva così ambiziosa?
Per trovare le prime risposte, bisogna attendere il documento che ancora non c'è ma che dovrebbe concretizzarsi entro tre mesi dalla presentazione, e quindi a breve: appunto lo studio di pre-fattibilità, con le prime analisi sul “cosa” e sul “come” del piano di sviluppo dell'area.
Per condurre l'operazione, il Bassano Virtus non è da solo. È affiancato infatti dalla società B Futura, piattaforma specializzata nella ristrutturazione di stadi in tutta Italia, con la benedizione istituzionale della Lega di Serie B.
Quello su cui tuttavia gli studi e le analisi dovranno dare sin da subito delle indicazioni ben precise, oltre alla fattibilità delle strutture dell'impianto, è prevedere quello che succederà all'esterno di esso. Viabilità e parcheggi: è qui che tutti i nodi dovranno venire al pettine. Perché il progetto di uno stadio di almeno 5000 posti a sedere, se non di più, non può prescindere dall'efficienza e dall'effettiva disponibilità di spazi e di servizi logistici all'altezza della capienza prevista.
Dove “ficcare” tutti quei pullman e tutte quelle auto, che arriveranno in massa per le partite di cartello, evitando congestionamenti, effetti-imbuto e incastri di tessere come al gioco del Tetris? Qualunque sia la soluzione che si possa prospettare, gli spazi a disposizione nell'immediato raggio del campo da calcio, e nella cintura circostante, sono quelli che sono: tra vie e piazzali che non si possono allargare, file e agglomerati di abitazioni già esistenti, posti auto per i residenti da non sacrificare, un traffico ordinario che anche al sabato o alla domenica non si può penalizzare e un altro impianto sportivo, come quello della Società Tennis Bassano, attaccato al Mercante.
Il presidente Rosso, nel presentare l'idea del Bassano Stadium, ha parlato di “sogno”.
Ben venga: nel grigiore generale della nostra città, il verbo “sognare” è sempre bene accetto. Ma la realtà urbanistica, in quella parte di quartiere San Vito, rischia di generare una impraticabile antitesi: grandi sogni e piccole strade.
Io non sono un architetto, non saprei tirare una riga su un foglio di progetto, non mi occupo di riqualificazioni urbane e non possiedo la bacchetta magica che mi permetta, tecnicamente e concettualmente, di delineare uno scenario più ottimistico.
Ma conosco molto bene la città e personalmente, in quanto ad adattare gli spazi e le vie afferenti lo Stadium del futuro secondo gli standard richiesti dal calcio professionistico, la vedo molto dura.
Bassano del Grappa ha bisogno di un nuovo stadio. Ma dev'essere un impianto collocato in un'area più strategica, più semplice da raggiungere, più comoda da gestire e più facile da occupare. In questo caso, tuttavia, bisognerebbe costruirlo ex novo da qualche altra parte. Il che farebbe decadere il ruolo, il sostegno e il coinvolgimento di B Futura, che si occupa essenzialmente di ristrutturazioni, con contestuale impegno economico diretto e totale della società di calcio che propone il progetto.
Detta così, quella del Bassano Stadium sembra una soluzione senza alternative.
Ma se anche la striminzita viabilità della zona, a servizio e a misura di quartiere, si troverà ad essere priva di effettive e credibili alternative, l'intero progetto non produrrà che un clamoroso autogol.
Ringrazio pertanto l'autista di quel pullman dei tifosi del Parma: il suo inutile tentativo di girare in via Piave, bloccando la circolazione e sbloccando l'impazienza di qualche scalmanato a bordo, mi ha fatto capire molte cose.

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