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Rinascimento in bianco e nero

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Rinascimento in bianco e nero

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Il "Tich" nervoso

La Tempesta Perfetta

Lo stallo dei lavori sul Ponte di Bassano. Considerazioni a ruota libera su una situazione ai confini della realtà

Pubblicato il 15-05-2016
Visto 6.578 volte

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E che non mi si venga a dire, come troppo spesso si afferma in questo Paese, che i giudici mettono i bastoni tra le ruote. I giudici fanno il loro lavoro, punto e basta.
Anche la ditta che ha scatenato il putiferio di carte bollate, dopo essere stata estromessa dalla gara a procedura negoziata che aveva vinto, sta cercando legittimamente - abbia essa ragione, oppure torto - di far valere i propri diritti. Peccato che a farne le spese sia il nostro Ponte di Bassano: un malato che invece di sottostare alla terapia intensiva di cui ha bisogno sta ancora assistendo a uno sfibrante contenzioso tra i medici che vogliono curarlo.
E' davvero ai confini della realtà quanto sta succedendo a riguardo dei lavori di ripristino e consolidamento statico del monumento per il quale la nostra città è conosciuta nel mondo: un conto alla rovescia, iniziato nei primi giorni dall'insediamento dell'Amministrazione Poletto, che tra un capovolgimento di fronte e l'altro diventa sempre più alla rovescia.

Foto Alessandro Tich

La situazione è molto complicata e i fatti sono noti e raccontati in altri articoli.
Ma cerchiamo comunque di riassumere l'essenziale.

Personaggi ed interpreti

C'è una ditta, la Nico Vardanega Costruzioni Srl di Possagno, che prima è stata dichiarata dal Comune vincitrice della gara per il cantiere del Ponte e successivamente ne è stata estromessa, a seguito di presunte irregolarità riscontrate nel rapporto di avvalimento con il Consorzio Stabile Al.Ma. di Aversa in provincia di Caserta.
C'è una seconda ditta, la Inco Srl di Pergine Valsugana, che a seguito dell'estromissione della Vardanega è stata dichiarata aggiudicataria definitiva dei lavori, ufficialmente consegnati dal Comune alla medesima lo scorso 2 maggio.
C'è un tribunale amministrativo di primo grado, il Tar del Veneto, a cui la Vardanega ha presentato ricorso per l'annullamento del provvedimento del Comune di Bassano di esclusione dall'appalto, che ha respinto l'istanza della ditta ricorrente di far sospendere i lavori e che affronterà nel merito la questione il prossimo 6 luglio.
C'è un tribunale amministrativo di secondo grado, il Consiglio di Stato a Roma, a cui ancora la Vardanega si è appellata contro l'ordinanza del Tar che non ha concesso la sospensione dei lavori, che ha respinto l'istanza della ditta stessa di affrontare l'argomento con procedura d'urgenza e che infine - nella camera di consiglio di giovedì scorso - le ha dato ragione. Col risultato dell'immediato e clamoroso blocco del cantiere appena avviato con la Inco Srl, in attesa del pronunciamento del Tar.
E c'è soprattutto l'Amministrazione comunale di Bassano del Grappa, che in tutta questa incredibile storia, definita “sconcertante” dal sindaco, sta cercando con spasmodica fretta delle soluzioni-tampone per non perdere - oltre che i tempi dell'intervento sul Ponte, già tendenti alle calende greche - anche la faccia. Non è un segreto il fatto che questa Amministrazione comunale abbia puntato tutte le sue carte e tutta la sua immagine sull'operazione-restauro del manufatto palladiano. E' da due anni a questa parte che ce ne rendiamo conto, tra analisi preliminari delle strutture, affidamenti professionali, lavori di somma urgenza propedeutici al restauro e continui annunci a mezzo stampa sui vari step dell'operazione.
Un intervento che nelle intenzioni del governo cittadino è destinato a diventare l'opera pubblica che dovrebbe contraddistinguere più di ogni altra cosa il quinquennio del mandato amministrativo, assieme al progetto del nuovo Teatro ancora lungi, dopo le tre opzioni progettuali proposte, dall'essere affrontato.

Per colpa di chi

La cosa tuttavia che “sconcerta” più di tutte, per usare lo stesso verbo del sindaco, è il modo in cui il Comune di Bassano del Grappa tende ad addossare ad altri le colpe e le responsabilità della situazione venutasi a creare, davvero degna del miglior Kafka.
Perché si potrà girare la frittata tutte le volte che vogliamo, a seconda dei punti di vista, ma il peccato originale si è generato all'interno delle stanze comunali.
E non serve essere esperti di diritto degli appalti pubblici per affermare che l'aver firmato un contratto e affidato un cantiere mentre erano contemporaneamente in corso due procedimenti giudiziari - uno al Tar, l'altro al Consiglio di Stato - è stata una procedura quantomeno anomala e azzardata. Un aspetto, questo, che fino ad oggi è stato sempre fatto passare sottotraccia.
Per il vicesindaco Roberto Campagnolo, così come da dichiarazioni rilasciate al Giornale di Vicenza, i giudici “non sono riusciti a capire le reali condizioni del Ponte, nonostante tutti i documenti prodotti”.
Ovvero, liberamente interpretando: il Consiglio di Stato ha deliberato la sospensione dei lavori senza tener conto dell'urgenza del restauro.
Ma il Consiglio di Stato è costituito - appunto - da giudici amministrativi, che come i colleghi del Tar devono valutare, a seguito di specifici ricorsi, la congruenza e la legittimità degli atti e dei provvedimenti degli enti pubblici.
Sia che il Ponte si trovi in stato precario, o che cominci a perdere pezzi.
Le toghe romane, oltretutto, hanno dimostrato di aver capito che la querelle verte attorno all'operazione di ripristino di un manufatto malandato.
Prova ne sia la deroga concessa al Comune di Bassano, nel periodo di sospensione del cantiere del restauro, per eventuali interventi relativi alla messa in sicurezza del monumento, scorporati dai lavori previsti dal contratto di appalto al momento congelato. Quegli stessi interventi per i quali nei prossimi giorni Amministrazione comunale, tecnici e legali si incontreranno per vedere cosa fare, come procedere e quali sono i “margini di manovra” per evitare di incappare in nuovi inghippi giudiziari. Il tutto condito ancora - nel momento in cui scriviamo - da ampi margini di indefinitezza, se è vero che in merito al periodo di sospensione del contratto con la Inco Srl il sindaco Poletto ha dichiarato, sempre al Giornale di Vicenza, quanto segue: “Abbiamo intenzione di procedere lo stesso con alcuni interventi, anche se non sappiamo ancora con quale ditta”.

I casi sono due

I veri problemi, tuttavia, sorgeranno a partire dal 7 luglio, ovvero dal Day After della tanto attesa sentenza di merito del Tribunale Amministrativo Regionale del Veneto riguardo al ricorso della Vardanega. Perché i casi, come sempre, sono due.
Caso numero 1: il Tar darà torto all'azienda di Possagno, respingendo il ricorso per l'annullamento del provvedimento del Comune che l'ha esclusa dai lavori e mantenendo quindi le cose così come stanno. In tal caso la Vardanega potrà presentare nuovamente appello al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar allungando ulteriormente i tempi di questa infinita vicenda.
Nell'ipotesi che anche il Consiglio di Stato confermi la sentenza del Tar, Inco Srl sarà confermata aggiudicataria definitiva dei lavori e il cantiere potrà ripartire senza ulteriori patemi. Mentre la Vardanega - a questo punto, e come da sempre annunciato - attiverà nuovamente i propri legali per chiedere un risarcimento al Comune di Bassano.
Se invece il Consiglio di Stato annullerà il provvedimento del Tar, la situazione sarà rovesciata: i lavori saranno riaffidati alla Vardanega e bisognerà stipulare un nuovo contratto, annullando l'accordo con Inco. La quale, dal canto suo, intenterà causa di risarcimento al Comune di Bassano per le spese già affrontate a seguito dell'affidamento del cantiere dello scorso 2 maggio.
Caso numero 2: il Tar darà ragione all'azienda di Possagno, annullando il provvedimento del Comune e disponendo il suo reintegro quale appaltatrice del cantiere. Ne conseguirebbero degli atti speculari a quanto già sopra descritto, con l'unica differenza di dover sostituire il nome Vardanega con quello di Inco e viceversa.
Comunque vada a finire, e chiunque la spunti tra le due ditte contendenti, la battaglia legale comporterà un sensibile allungamento dei tempi e un bagno di sangue supplementare per le casse comunali.
Sono gli elementi di un complesso e a suo modo perverso gioco di strategia, mentre il Ponte sembra invocare aiuto sempre di più ogni giorno che passa.
Non c'è che dire: dal punto di vista giuridico-amministrativo siamo di fronte alla Tempesta Perfetta, sulle cui burrascose acque l'Amministrazione comunale di Bassano sta navigando a vista.

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