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Rinascimento in bianco e nero

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Rinascimento in bianco e nero

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Il "Tich" nervoso

Il giardino fatato

Favola urbana bassanese da raccontare ai bambini, a letto, per farli addormentare

Pubblicato il 02-08-2015
Visto 5.686 volte

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Rinascimento in bianco e nero

- C'era una volta...
- Un re! - diranno subito i miei affezionati lettori.
- No, cari lettori, avete sbagliato. C'era una volta un giardino.

Lavori in corso al Giardino Parolini. Foto Alessandro Tich

Era un giardino molto grande, pieno di alberi alcuni dei quali erano anche molto antichi. Si chiamava Giardino Parolini ed era il giardino più bello del reame di Bassano. Lo aveva creato un signore che si chiamava Alberto, che amava e studiava le piante e che aveva costruito questo piacevole parco perché anche gli altri amassero le piante come lui.
Ma, come in tutte le fiabe, c'era anche un re. Per cui, cari lettori, all'inizio non avete sbagliato più di tanto.
Il re si chiamava Riccardo, era un sovrano buono e saggio e governava il reame alla luce del Sole.
Il sovrano non governava da solo, ma assieme a un gruppo di principi e di principesse che erano stati scelti dal re in persona per aiutarlo nelle cose da fare.
Uno di questi era il principe Roberto, che seguiva i lavori da fare sulle strade e negli altri luoghi di Bassano e che faceva anche il vicerè: prendeva il posto del re quando il sovrano si assentava dal trono per compiere viaggi e visite negli altri reami.
Ai tempi di re Riccardo era accaduta una cosa molto strana: fuori dal giardino c'era un grande cartello con su scritto “Aperto tutto l'anno”, ma al cancello di entrata del parco c'era un cartello più piccolo con su scritto “Chiuso per lavori fino a data da destinarsi”.
Alcuni uomini stavano tagliando molti alberi del giardino, con delle strane macchine che segavano le piante e raccoglievano i pezzi dei tronchi e tutti i rami tagliati. Ma nessuno se ne preoccupava e, mentre il piccolo bosco in alcune parti del giardino diventava sempre più rado, la vita nel reame di Bassano continuava tranquilla.
Non era, però, sempre stato così.
Quando a Bassano regnava un altro re che si chiamava Stefano, c'era un altro principe, che si chiamava Dario, che amava tagliare gli alberi per le strade.
Ma Dario era un principe cattivo cattivo: ogni volta che tagliava un albero per sostituirlo con uno nuovo, il popolo protestava, scendeva in strada e raccoglieva firme perché gli alberi di Bassano non venissero tagliati.
E c'erano anche gli araldi messaggeri che molte volte, alle sette di sera e in replica nelle altre fasce orarie della serata, raccoglievano la protesta del popolo per dire in tutte le case quanto cattivo cattivo era il principe Dario.
Ma ora che gli alberi venivano tagliati dal principe Roberto, nel parco più storico del reame, nessuno sembrava interessarsi della cosa. Anche perché in pochi sapevano che cosa stava succedendo.
E questo perché il re Riccardo e il vicerè Roberto - che affacciandosi al balcone del loro Palazzo per parlare al popolo non ne avevano fatto alcun accenno - volevano fare una bellissima sorpresa.
E sapete qual era la sorpresa? Fare di quel giardino un giardino ancora più bello.
Un parco diviso a metà, con una parte destinata a “giardino ricreativo per il tempo libero”, dall'entrata fino al chiosco che serviva le vivande, e un'altra a “giardino botanico educativo”, arricchito di piante interessanti da studiare.
Ma, per trasformare quel parco in un nuovo giardino fatato, bisognava togliere le piante infestanti e invasive che erano cresciute liberamente con il tempo, e tutte le altre piante considerate “improprie”.
Tra queste c'erano anche diversi alberi, che non avevano una storia da raccontare e che i taglialegna del reame stavano provvedendo a eliminare.
Ruspa che ti ruspa e taglia che ti taglia, dopo 120 giorni il nuovo giardino fatato era finalmente pronto.
Per essere un luogo, come aveva desiderato il suo stesso creatore Alberto, “che servisse nello stesso tempo al piacere e alla scienza”.
Il cartello “Aperto tutto l'anno” tornava ad invitare il popolo a frequentare quello spazio verde che per mesi - escluse alcune sere d'estate, con le proiezioni del festival delle lanterne magiche - era stato visitato solo dai boscaioli.
Il giardino più bello del reame era davvero diventato ancora più bello.
Senza più quegli alberi anonimi e ingombranti che ne rovinavano la magia.
Re Riccardo e i suoi cavalieri avevano compiuto l'incantesimo, e potevano adesso pensare al Ponte di legno che dominava la vista della città.
Ma quella del Ponte, cari lettori, è un'altra fiaba.
Il reame di Bassano aveva il suo nuovo giardino fatato, che richiamava la gente a trascorrevi il tempo libero.
E tutti vissero, tra una panchina e l'altra, felici e contenti.

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