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Rinascimento in bianco e nero

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Rinascimento in bianco e nero

Alessandro TichAlessandro Tich
Direttore Responsabile
Bassanonet.it

Il "Tich" nervoso

Incontri ravvicinati di via Marinali

Da una parte della via giovani sbandati al distributore di bevande, dall'altra anonimi africani incollati per ore allo smartphone. Due mondi paralleli che di sera confluiscono, separatamente, in una delle aree “dimenticate” del centro di Bassano

Pubblicato il 27-10-2014
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Rinascimento in bianco e nero

Dice il saggio: la mamma degli imbecilli è sempre incinta.
E' un parto continuo, in qualsiasi parte del mondo, Bassano compresa.
Se poi a Bassano i figlioli di cotanta madre decidono che un certo luogo del centro storico sia il loro punto di ritrovo, passarci davanti può riservare incognite e sorprese. Ve lo può testimoniare chi vi scrive visto che, essendo a due passi dalla nostra redazione, mi capita spesso alla sera anche tarda di transitare a piedi per via Marinali.

Scorcio serale di via Marinali (foto Alessandro Tich)

Da tempo immemore zona “dimenticata” del salotto cittadino, con non pochi negozi sfitti e il Tribunale che ormai è un morto che parla, la centralissima via non è mai stata un esempio di quella Bassano viva, attraente e turisticamente accogliente che tutti noi, a parole, consideriamo essere la mission della nostra città. E per fortuna che c'è la pizzeria: altrimenti, a una certa ora dopo il tramonto, sarebbe coprifuoco.
Quando poi cala l'oscurità, ecco che la non troppo frequentata laterale della piazza all'improvviso si anima (si fa per dire) di insolite creature. Costringendo il passante, a scopo preventivo, a stare sul chi va là. Vorrei non essere frainteso: non sto parlando di potenziali rischi di microcriminalità o vandalismo, benché il recente episodio notturno della fila di automobili danneggiate da una banda di ragazzacci sia accaduto nella contigua via Mure del Bastion.
Mi riferisco, più che altro, a un senso di nervosismo generato dalla presenza di giovani poco civili e poco educati, pronti all'occorrenza a dimostrare pubblicamente - per tornare al punto iniziale - il loro grado di imbecillità.
Alcuni di questi fanno parte dei frequentatori serali - non tutti, ovviamente - del locale dei distributori automatici di bibite, caffè e merendine vicino all'osteria Al Pozzo all'inizio della via, arrivando dalla piazza. Ci vanno a più riprese, fanno capannello all'interno e ci restano anche per un certo tempo.
Alcune sere fa tre di loro, due ragazzi e una ragazza, sono usciti dal gabbiotto delle bibite proprio mentre transitava il vostro cronista, blaterando per questioni loro frasi sconnesse, in dialetto, con toni piuttosto scurrili. Fin qui - e verrebbe da aggiungere anche “purtroppo” - niente di strano.
Senonché il bullo del terzetto, colto da improrogabili bisogni fisiologici e noncurante del fatto che io lo stessi vedendo, ha attraversato la strada, ha allargato le gambe davanti all'entrata della toilette pubblica, a quell'ora chiusa, e ha pisciato alla stragrande in mezzo alle grate del cancello. Obiettivo dell'incontinente teenager: il pavimento del vano d'ingresso del gabinetto. Bersaglio colpito in pieno. Chapeau.
Ma, per quanto indecoroso, si è trattato quasi di un atto da educanda al confronto della performance di un conducente di un furgone che - come mi è stato riferito da un residente della via, testimone oculare dell'episodio - qualche giorno prima, col gabinetto pubblico ancora aperto, è uscito dal suo mezzo e sullo stesso punto ha fatto comodamente i suoi bisogni sulla strada, fregandosene dei passanti e con tutto l'armamentario atto allo scopo in bella mostra.
E come se non bastasse - esibizionismi fisiologici a parte - può anche capitare di subire delle intemperanze all'interno dello stesso locale delle macchinette H24 della Bassano Distributori, che frequento spesso anch'io e che quando non si guasta e si trattiene i soldi (mi è già capitato due volte) si rivela un utile dispensatore di bevande e di snack a prezzi concorrenziali rispetto ai bar.
E' successo proprio ieri sera, quando sono entrato per effettuare la mia consumazione mentre già all'interno della cabina si trovavano due minorenni stranieri, età apparente 15-16 anni. Uno dei due mi si è avvicinato e mi ha chiesto qualche spicciolo. Al mio diniego, mentre stavo uscendo, l'altro ha fatto partire un commento pesantemente ironico nei miei confronti.
Non l'avesse mai fatto: dalla mia reazione verbale ha capito che non ero pane per i loro denti da latte. I due ragazzotti - testimoni altre due persone - mi hanno poi seguito per alcuni metri, col sottoscritto pronto a qualsiasi imprevisto, fino all'angolo di via Roma. Poi i due bulletti, colti da un raptus di saggezza, hanno desistito dal loro tentativo di rottura di palle. Credetemi: meglio per loro.
Ma così è, se vi pare: e il quieto vivere, con simili giovanissimi sbandati in giro per la città, rischia di finire alle ortiche.
Ma non è finita qui: perché, nelle frequentazioni serali e notturne di via Marinali, c'è anche il rovescio della medaglia. Non si tratta in questo caso di potenziali disturbatori, ovvero quelli che gli americani chiamano efficacemente troublemakers (“creatori di problemi”), ma di una presenza aliena, nel vero senso della parola, dalla parte opposta della via.
Sono comparsi infatti da qualche tempo, e ogni sera che passo tra via Marinali e vicolo Bastion li vedo sempre lì. E' un gruppo di giovani neri africani, che arrivano chi sa da dove e che a volte in due, a volte in quattro o più, a volte in uno solo si posizionano in piedi o davanti alla vetrina chiusa della caffetteria sotto il portico di vicolo Bastion, o vicino al passaggio pedonale di discesa Brocchi, o all'angolo con la Madonna dell'ex portello dei Cappuccini oppure, seduti, sui gradini del marciapiede o del locale vuoto dell'ex banca all'angolo tra via Marinali e via Mure del Bastion, standoci solitamente per ore.
Segni particolari: sono tutti dotati di smartphone di ultima generazione, con gli occhi incollati sul display e a cui sono collegati con le cuffiette alle orecchie. Sono isolati dal resto del mondo, non si parlano tra di loro e anche se ci passi davanti dieci volte non ti guardano e non si muovono: tutti concentrati, a testa bassa e ciascuno nella sua postazione, a digitare il digitabile sulla tastiera e sullo screen.
Contrariamente ai bimbiminkia del distributore di bevande, sono presenze innocue. O, perlomeno, lo sono state fino adesso. Ma cosa ci stiano a fare qui tutte le sere e perché abbiano scelto proprio questo fazzoletto di centro storico come internet point resta, per il momento, un mistero africano.
Eccoli qua, i miei incontri ravvicinati by night di via Marinali e immediate adiacenze. Sono (ancora) piccoli fenomeni di disagio urbano in una città che, in alcuni punti e in alcuni orari, stento ormai a riconoscere.

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